Jamal khashoggi, il giornalista scomparso a Istanbul è stato ucciso
Gli Usa contro eventuali sanzioni all'Arabia Saudita
Jamal Khashoggi era un giornalista saudita -era stato caporedattore del quotidiano moderato Al Watan, che collaborava col Washington Post e che il 2 ottobre scorso è entrato nel consolato di Riad a Istanbul per chiedere dei documenti e non ne è più uscito, mentre la fidanzata, la turca Hatice Cengiz lo aspettava fuori dei cancelli.
La vicenda è ben ricostruita cronologicamente in un articolo di Internazionale:
https://www.internazionale.it/bloc-notes/2018/10/12/scomparsa-jamal-khashoggi
e in questo di Articolo 21:
https://www.articolo21.org/2018/10/il-principe-arabo-e-il-bandito/
Il WP riferisce che fonti turche hanno riportato a funzionari americani che ci sono le prove che uomini dei servizi sauditi hanno prima arrestato e poi torturato ed ucciso e fatto a pezzi con una motosega il giornalista, noto per i suoi articoli critici nei confronti del principe ereditario Mohammed bin Salman (noto in Occidente come MBS).
MBS sta combattendo una cruenta guerra interna alla dinastia wahabita, che lo vede per ora vincitore.
Tali fonti turche affermano che esistono anche registrazioni video ed audio che dimostrano quanto affermato.
Quanto è accaduto -se confermato- non può non destare una grande preoccupazione e provocare sconcerto non solo in chi fa informazione, ma nella stessa società civile anche perché il Principe si era distinto per alcune lodevoli iniziative riformiste che erano state molto apprezzate in Occidente.
Le conseguenze di questo atto da parte dell’Arabia Saudita non si sono fatte attendere.
Richard Branson, imprenditore anglosassone fondatore di Virgin Group ha dichiarato di aver interrotto i colloqui per un affare miliardario con dei fondi sauditi riconducibili direttamente a Salman, dichiarando, tra l’altro: «Quello che si dice sia successo in Turchia attorno alla sparizione del giornalista Jamal Khashoggi, se confermato, cambierebbe chiaramente la possibilità di ognuno di noi in Occidente di fare affari con il governo saudita».
Branson non è l’unico ad aver protestato così platealmente.
Il New York Times, l’Economist e il Financial Time, LA Times, Huffington Post Arabia, hanno annunciato che non parteciperanno più al summit economico, la “Davos del Deserto”, in programma in ottobre a Riad e a cui erano stati invitati dal governo.
L’Arabia Saudita è il principale storico alleato degli Usa nell’area e l’amministrazione Trump ha ottimi rapporti, tramite il genero di origini ebraiche del Presidente Jared Kushner, con Salman, tanto che è stata confermata la presenza a detto summit del Segretario Usa al Tesoro Steve Mnuchin.
Gli Usa, inoltre, stanno appoggiando l’Arabia Saudita nella guerra contro lo Yemen, vendendogli armi tecnologicamente avanzate.
La mossa turca di informare gli Usa di avere i video della prova del coinvolgimento diretto di Riad nell’omicidio del giornalista rientra invece in un quadro complesso che vede la Turchia, ostile sia agli Usa che all’Arabia Saudita, cercare di aprirsi un varco verso Washington, purtroppo a spese di Khashoggi.
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